Wrapped
Tutti i nostri social sono pieni di informazioni su cosa abbiamo ascoltato. Un piccolo prodotto d'intrattenimento creato da Spotify è diventato un evento imprescindibile.
Eccomi di nuovo. Avevo promesso di essere più continuo ma ehm non ci sono riuscito. Beh comunque qui c’è un nuovo numero della newsletter sui miti contemporanei, parliamo di questa cosetta che Spotify ha creato per noi.
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Chi ha studiato marketing saprà che uno dei metodi migliori per rendere attraente il proprio prodotto è quello di costruire attorno ad esso l’aura di un evento speciale, di un’esperienza unica. Anche in ambito musicale questo adagio è valido; l’industria discografica è riuscita a posizionare la bandierina su un giorno della settimana, il venerdì, riversando gran parte delle uscite di singoli e album nelle ore che segnano l’inizio del weekend.
La notte tra giovedì e venerdì è diventata ormai il luogo di ritrovo metaforico tra ascoltatori e appassionati di tutto il mondo - con le dovute distinzioni relative ai diversi fusi orari - così da generare nel pubblico quella sensazione di vivere qualcosa di speciale. Un avvenimento che, pur essendo raccontato come imperdibile - non puoi perderti la pubblicazione del nuovo progetto del tuo idolo - non si verifica di rado, ma una volta ogni sette giorni.
La forma organizzativa delle release è in buona parte dovuta alle piattaforme streaming, che consentono l’ascolto istantaneo dei prodotti appena caricati. È naturale quindi che grossi player di questo mercato come Spotify cerchino costantemente di riproporre il meccanismo esperienziale di cui sopra; anche la fine dell’anno solare diventa un momento opportuno per proporre un contenuto esclusivo e luccicante.
Da qualche anno i primi giorni di dicembre coincidono con carrellate di storie, tweet e post di condivisione del Wrapped, il pacchetto in cui Spotify rinchiude una serie di dati relativi agli ascolti di ogni utente sulla piattaforma nei precedenti dodici mesi. Nel Wrapped si trovano la classifica degli artisti più seguiti, una playlist con le canzoni più ascoltate, alcune statistiche curiose da poter condividere sui social. È diventato un vero e proprio mito, una sorta di contenitore imprescindibile attraverso il quale possiamo fare i conti con la musica che ci ha accompagnato nelle gioie e nei dolori di tutti i giorni.
Wrapped è perfettamente adatto per essere postato online. Le varie slide che vengono proposte all’utente lo invitano addirittura a scrivere un tweet per ringraziare gli autori del suo podcast preferito, o a girare ai propri amici un test sulle proprie preferenze d’ascolto per capire chi davvero merita d’essere definito tale. Nell’epoca in cui qualcosa è successo solo se è finito sul web, la possibilità di far vedere ai propri followers quali canzoni abbiamo preferito quest’anno è irrinunciabile.
Con questo format, Spotify riesce poi a spettacolarizzare la raccolta dei dati del consumatore. L’estrema cura estetica e l’utilizzo di catch phrase prese da tormentoni social rendono amichevole il tono con cui la piattaforma sbatte davanti agli occhi dell’ascoltatore la propria conoscenza complessiva dei suoi gusti musicali, del numero di volte in cui ha ascoltato una traccia, dei minuti che ha passato con le cuffiette. L’azienda sa tutto di te, e ci tiene anche a farti sapere quanto sia bella questa cosa.
Wrapped pone al centro della discussione anche il tema dell’archiviazione, permettendo ad ognuno di avere un catalogo dei propri ricordi sempre a portata di mano. È come scrivere un diario musicale, ma senza lo sbatti di scriverlo; l’algoritmo fa tutto da solo, basta cliccare sopra l’icona che si trova subito dopo aver aperto l’app per essere a contatto con i suoni che hanno caratterizzato il nostro anno. L’importanza di questa funzione memorizzante non va data per scontata: avere un supporto nel riportare alla mente ciò che ci ha fatto stare bene, riflettere, emozionare è qualcosa di significativo per costruire una maggiore consapevolezza della propria identità. Siamo abituati a consumare anche in modo incontrollato; avere uno storico delle opere sulle quali siamo passati è un ottimo modo per riprendere le redini di ciò che ci passa tra le mani.
Spotify, come tante altre multinazionali, è stato in grado di generare uno strumento d’intrattenimento ed engagement apparentemente innocuo e utile come Wrapped, nascondendo alcuni grossi temi sensibili che si celano dietro all’opportunità di sfornare prodotti simili. Passa l’idea che cedere ad una società orientata al profitto le proprie abitudini di consumo culturale sia la norma e non solo, addirittura che rappresenti qualcosa di auspicabile, visto l’uso virtuoso che essa può fare della conoscenza sulla nostra vita che gli forniamo. Nel frattempo la visione della musica è sempre più impostata in termini classificatori, con l’attenzione del pubblico spostata sul numero di riproduzioni, sulla gerarchia degli artisti preferiti e dei brani con più ascoltati. Capita, invece, che una canzone sentita soltanto in quella particolare occasione possa emozionarci molto di più del tormentone di cui non abbiamo potuto fare a meno per una settimana.
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Bene siamo ai saluti. La prossima volta vorrei di parlare di quanto le classifiche stiano plasmando il nostro modo di pensare. Mi piacerebbe fare due chiacchiere più spesso con chi legge, quindi se ti va scrivimi un parere. Ciao!