Schwa
Un simbolo intenzionato a rendere il linguaggio più inclusivo, con fortune alterne tra scritto e parlato.
Ciao, bentornatə (😉). Parliamo di schwa, un oggetto linguistico con ambizioni rivoluzionarie.
🗣✍🏻🗣✍🏻🗣✍🏻
Sto leggendo un libro, La guerra dei meme di Alessandro Lolli, e per la prima volta mi sono imbattuto in un saggio che usa lo schwa al posto del maschile generico. Questa lettera, prelevata dall’alfabeto fonetico internazionale e inserita da qualche settimana nella tastiera dei dispositivi Apple, sta entrando in pianta stabile nel nostro dizionario condiviso?
Non è semplice dare una risposta. Se si vuole adottare una scrittura inclusiva, il problema nell’utilizzo del plurale maschile dev’essere certamente affrontato. Mi ero convinto che si potesse superare con formule riferite anche ai soggetti femminili, qualcosa come “tutti e tutte”. Un metodo che, però, manca di considerare gli individui non binari, che non si riconoscono nel genere maschile né in quello femminile. Ho scoperto qualcosa di più al riguardo anche grazie a Cal, un personaggio centrale nella nuova stagione di Sex Education. Il potere delle serie tv.
La circolazione dello schwa non sembra essere ancora particolarmente diffusa. Una sezione corposa della popolazione, quella preoccupata dalla connessione tra cambiamento del linguaggio e trasformazione culturale, sembra diffidente nei confronti di una transizione che, in effetti, sarebbe epocale. Senza dubbio l’utilizzo dello schwa è accompagnato da una forte connotazione politica, visto l’abbondante utilizzo che ne fanno comunità tendenzialmente vicine al mondo progressista come quelle dell’universo LGBT. Si potrebbe dire, quindi, che manchi un accordo trasversale sull’importanza di questo simbolo.
È complesso anche proiettarsi in una realtà nella quale la lingua parlata è stata rivoluzionata dallo schwa. Finché si ragiona di testi scritti, è facile pensare ad un ecosistema in grado di adattarsi a questo segno; si tratta semplicemente di assorbire una nuova regola formale. Siamo spinti a farlo continuamente in campo lessicale - nuovi anglismi spuntano ad ogni angolo del web - e non sembra impossibile che lo stesso accada quando si tratta di fare attenzione al genere di aggettivi e articoli.
Le parole che pronunciamo, però, vanno considerate in modo differente. Vera Gheno, sociolinguista, mette in evidenza in questo Ted come quello dello schwa sia “un suono alieno all’inventario fonematico dell’italiano standard”. Suona innaturale, non sembra pensato per la fluidità con cui usiamo la lingua nelle situazioni quotidiane. Fatico a intravedere un futuro di dialoghi che comprendano quel rumore mozzato che di solito associamo ad un intercalare dubbioso.
Lo schwa, quindi, sta provando a cambiare i connotati della nostra scrittura, con risultati orali apparentemente più contenuti. La forza più grande che porta con sé, probabilmente, è quella di mettere a tema la posizione scomoda in cui si trova chi non viene descritto dalla suddivisione in generi che plasma da sempre il nostro linguaggio. Soprattutto nell’italiano privo di forme neutre al plurale. È una “forma di sperimentazione”, secondo Gheno; la prima tappa di un percorso di metamorfosi che, favorevoli o contrari, dovrà investire le nostre comunicazioni verbali.
🗣✍🏻🗣✍🏻🗣✍🏻
È tutto! Puoi rispondere qui o su Instagram. Se ti va condividi questo numero! Domenica prossima parliamo di una questione che mi sta molto a cuore: pagarsi gli studi da soli. O, meglio, da solə.